Tregua a Gaza. Vignetta del 18/01/2025 in CTXT
L'accordo di tregua è stato approvato con 24 voti a favore e otto contrari dopo una lunga riunione che si è protratta fino alle prime ore di sabato mattina.
Il cessate il fuoco entrerà in vigore alle 8.30 ora di Gaza-Israele (06:30 GMT) di domenica 19 gennaio.
L'accordo arriva dopo cinque mesi di bombardamenti e atrocità di ogni genere, con un triste bilancio di oltre 47.000 palestinesi uccisi, più della metà degli edifici distrutti e il 92% delle case distrutte, lasciando la Striscia in una preoccupante crisi umanitaria.
In una prima fase, che potrebbe durare sei mesi, un migliaio di prigionieri palestinesi saranno scambiati con ostaggi israeliani; curiosamente, i media chiamano gli israeliani solo "ostaggi". Il primo scambio potrebbe avvenire già domenica 19.
Sono state diffuse due liste: quella dei 33 ostaggi da rilasciare durante la prima fase dell'accordo e quella dei primi 95 prigionieri palestinesi da rilasciare domenica.
Nell'arco di un mese e mezzo circa, Israele ritirerà le sue truppe da Gaza, consentendo agli sfollati del nord della Striscia di tornare in ciò che resta di quelle che un tempo erano le loro case.
Il cessate il fuoco, in assenza di un accordo di pace definitivo, è sempre una buona notizia, ma la situazione sul campo è drammatica e le organizzazioni umanitarie stimano che, dopo quindici mesi di bombardamenti, sia ormai urgente l'ingresso nella zona di almeno 100 camion al giorno con aiuti di ogni genere.
La gioia dei palestinesi per la fine dei bombardamenti e il ritiro di quasi tutti i soldati dello Stato genocida di Israele è più che comprensibile, ma questo non significa la fine dell'occupazione o delle aspirazioni colonizzatrici di Israele. Senza contare che le stesse persone che ora sostengono di aver reso possibile la tregua sono le stesse che non solo non hanno fatto nulla per impedire il genocidio, ma lo hanno agevolato armando l'esercito di occupazione e legittimandone i crimini.
